Данте говорит по-русски (автор "Божественной Комедии" и русская культура)

Анализ особенностей восприятия "Божественной Комедии" Данте в русской культуре XVIII-XX вв. Характеристика особенностей переводов и интерпретации дантовского текста в русской поэтической традиции (В. Кюхельбехер, А.С. Пушкин, А.А. Блок, А.А. Ахматова).

Рубрика Литература
Вид статья
Язык итальянский
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Данте говорит по-русски (автор "Божественной Комедии" и русская культура)

А.П. Лободанов

Московский государственный университет

имени М.В. Ломоносова

Аннотация. Статья посвящена восприятию «Божественной Комедии» Данте в русской культуре XVIII--XX вв., переводам и интерпретациям дантовского текста в русской поэтической традиции (В. Кюхельбехер, А.С. Пушкин, А.А. Блок, А.А. Ахматова, О.Э. Мандельштам, Н. Заболоцкий), а также отражениям драматической судьбы автора «Божественной Комедии» в её поэтических интерпретациях.

Ключевые слова: Данте, «Божественная Комедия», переводы на русский язык, поэтические интерпретации, русская культура, русская поэзия.

комедия божественный данте перевод

Alexandre Lobodanov Lomonosov Moscow State University

DANTE PARLA RUSSO

(II poeta della Commedia e la cultura russa)

Abstract. Dante, Divine Comedy, translations into Russian, poetic interpretations, Russian culture, Russian poetry.

Key words: The article is devoted to the perception of the "Divine Comedy” of Dante in the Russian culture of the XVIII--XX centuries, translations and interpretations of the Dante text in the Russian poetic tradition (V. Kuchelbeher, A. Pushkin, A. Blok, A. A. Akhmatova, OE Mandelstam, N. Zabolotsky), as well as reflections of the dramatic fate of the author of the "Divine Comedy” in her poetic interpretations.

Cari colleghi ed amici, prima di tutto tengo a ringraziare i miei colleghi dell'Accademia della Crusca e dalla Direzione artistica del Festival dantesco per aver- mi invitato a presentarvi in questa sede qualche appunto sulle vicende dell'opera dantesca in Russia. Rivolgo un saluto sincero a tutti coloro che si sono riuniti in questa sala, all'ora che volge il disio; stare con voi stasera in questo posto ricco di memorie mi dа molta emozione.

La storia della circolazione del testo della Divina Commedia in Russia risale agli anni '20--'30 del Settecento. La prima notizia pervenutaci sulla presenza dell'opera dantesca и attestata nell'am- bito monastico: un certo Lavrentij Gorka (morto approssimativa- mente nel 1737) custodiva nella sua biblioteca personale un'edi- zione veneziana della Commedia del 1536. Quest'attestazione non ci stupisce, visto che in quell'epoca l'ambiente monastico racco- glieva gli intellettuali piщ in vista.

La corte Imperiale russa prese conoscenza dalla Commedia di Dante nel 1757 grazie ad un intraprendente veneziano che, a proprie spese, fece stampare presso Antonio Zatta un bellissimo volume dell'opera dantesca dedicata, come si legge sul frontespizio, alla Sagra Imperiale Maestа di Elisabetta Petrovna, Imperatrice di tutte le Russie ec. ec. ec., con il privilegio, indica il donatore, dell'Eccellentis- simo Senato. Sul frontespizio di quest'edizione di lusso si accennava al conte Don Christoforo Zapata de Cisneros. I dantisti russi (M. Alekseev [1], A. Asojan [2]) ritengono che il veneziano si sia appropriato il titolo di conte per entrare nelle grazie dell'Imperatrice Elisabetta e ottenere presso la sua generosa corte il posto di poeta. Il testo dante- sco di quest'edizione era una ristampa dell'edizione padovana degli anni 1726--1727, approvato dagli accademici della Crusca.

L'interesse per il testo dantesco andava crescendo soprattutto fra la cerchia intellettuale della piщ alta nobiltа russa e dei letterati. Un bibliofilo appassionato, il conte D. Buturlin (1763--1829), direttore del museo Imperiale dell'Ermitage, possedeva una copia in pergame- na, eseguita nel Trecento, recante lo stemma dei marchesi Malaspina. La tradizione vuole che le correzioni apposte sul testo appartenesse- ro alla mano di Dante stesso. Il fondo dei manoscritti e incunaboli della biblioteca di Buturlin fu venduto all'asta a Parigi nel 1839.

Pero a cavallo del Settecento e dell'Ottocento i russi, letterati e poeti, leggevano Dante, con poche eccezioni, per lo piщ nelle traduzioni francesi di Arteau de Monfort e di Antoine Deschamps; visto che la lingua francese era il mezzo di comunicazione quoti- diana, correntemente parlata dagli alti ceti sociali e intellettuali.

Giа agli inizi dell'Ottocento le citazioni dei passi piщ celebri della Commedia baluginavano tra le righe della corrispondenza privata della nobiltа russa e degli scrittori dell'epoca, cost come sulle pagine dei periodici letterari. Il nome di Dante e della sua opera maggiore cominciavano a circolare fra gli strati intellettuali, ma, come ironizzava sulle pagine della Gazzetta letteraria un di- vulgatore e commentatore dell'opera dantesca di quel periodo, il poeta Pavel Katenin, adesso per sentito dire e per dispetto degli antichi Dante viene lodato molto e lettopoco Здесь и дальше переводы фрагментов из русской прозы (П. Катенин, А.С. Пушкин, А. Блок, А. Ахматова) и литературной критики (А.Н. Веселовский, Р Хлодовский) мои. -- А.Л..

Il vero e proprio interesse per la lettura, il commento e lo studio non solo della Commedia, ma anche della Vita Nuova, inizia ad accennarsi prevalentemente nell'ambito universitario. Un lombardo, Giuseppe Paolo Rubini (1793--1862?), a cui nel 1827 fu asse- gnata la cattedra di lingua e letteratura italiana presso l'Universitа di Mosca, amplio decisamente il campo universitario degli studi ita- lianistici con corsi di storia di poesia italiana, con la lettura e il commente della Divina Commedia. Per avere un libro di testo su cui stu- diare, Rubini in collaborazione con l'esponente di punta degli studi italianistici di quell'epoca, il professor Stepan Sevyrev, pubblico nel 1838 presso la tipografia universitaria di Mosca Vlnferno di Dante con commento. L'edizione era curata dal professor Sevyrev; il testo seguiva l'edizione padovana del 1726--1727, annotata da Rubini, e il libro includeva la biografia di Dante di G. Tiraboschi [3].

Devo precisare che furono i rappresentanti del movimento dell'estetismo romantico del primo terzo dell'Ottocento a rivolgersi per primi allo studio approfondito del retaggio dantesco, fra i quali l'esponente di punta fu il giа citato Sevyrev, primo grande italianista russo, cui dobbiamo non solo la prima edizione integrale dell'Infer- no di Dante stampata in Russia, ma anche il saggio fondamentale Dante e il suo secolo, presentato come tesi di dottorato presso l'Uni- versitа di Mosca. Questa fu la prima tesi di dottorato in studi dante- schi discussa davanti a una commissione universitaria [4].

Con il suo saggio Sevyrev getto le basi dello studio scientifico dell'opera dantesca in Russia, studio fondato sul metodo paleogra- fico: Sevyrev infatti esamino non solo diverse edizioni della Commedia (fra i quali le tre prime edizioni a stampa conosciute allora), ma anche i suoi manoscritti, contenuti nella Biblioteca Apostolica Vaticana (codice del 1334, quello di Vincenzo Borghini), nella Biblioteca Torinese (dove studio l'antica traduzione manoscritta in francese della Commedia) e altrove.

L'estetismo romantico ha largamente influito sulla percezio- ne e l'apprezzamento dell'opera dantesca negli scritti di Sevyrev, che fece scoprire al pubblico colto russo e ai critici letterari la Commedia di Dante nella sua struttura artistica, estetica, filosofica e lin- guistica. Il libro di Sevyrev contiene molte valide riflessioni sull'iter spirituale dantesco, offre un imponente quadro delle tendenze del pensiero filosofico, politico e scientifico contemporanee a Dante e dei loro fondamenti teologici.

Il quarto volume del libro, intitolato Dante artista, contiene l'analisi estetica della Commedia. Parlando del poeta fiorentino quale fondatore della nuova poesia italiana, Sevyrev osserva che la poesia in Italia nacque alla luce della religione, e la lingua volgare rischio di riconoscere la sua originalitа non prima che potesse dire al mondo, in parole ispirate, le alte veritа della sua dottrina.

Il quinto volume del libro tratta di Dante creatore della lingua italiana ed и interamente dedicato all'analisi linguistica della Commedia, al ruolo avuto da Dante nel formarsi di questa lingua. Da una parte, l'analisi и collocata nel vastissimo quadro delle interdipen- denze tra la storia del latino e delle nuove lingue europee; dall'altra, Sevyrev colloca la lingua dantesca nella prospettiva del successivo sviluppo dell'italiano e mette in evidenza le sue caratteristiche, ere- ditate dalla lingua dantesca e radicatesi nella lingua a lui contempo- ranea. Per la prima volta venivano pubblicate pagine di dialettolo- gia italiana.

Gli studi danteschi iniziatisi dal Sevyrev trovarono sviluppo nelle ricerche di Alexandre Veselovskij che, a differenza del suo predecessore, riteneva Dante un interprete dello spirito cristiano del Medio Evo, e la sua Commedia un gigantesco accordo in cui restй immobile l'epica sinfonia del cattolicesimo medioevale. Invece Sevyrev osserva che Dante attinge molte immagini del mundus im- maginabilis, da lui creato nella Commedia, dalle leggende popolari del suo arriиre pays e proprio dalla vita stessa della sua cittа natale. Dante, egli scrive, volle mettere uno specchio davanti al suo secolo, e tale specchio fu il suo poema che assimilo tutto il mundus realis circostante.

Numerosi esponenti della poesia russa degli anni '10-'30 dell'Ottocento, fra cui Vassilij Zukovskij, Pavel Katenin ed altri, si provarono a tradurre le terzine dantesche; pero riportarle in prosa farаpietа, scriveva lo stesso Katenin, e dare invece una versione poetica sarа unafatica che nessun poeta accetterа, perchй la lingua del poema dantesco, dice il critico, и miracolosamente nobile, universale, versatile e poliedrica; «tutto il sublime e il basso, lo spaven- toso e il soave trova una sua espressione adeguata che la rende sva- riata e multiforme». Si ricorreva al proposito alla parola di Byron: Иpiщ facile vestire una statua che tradurre Dante.

Nel 1817 Pavel Katenin pubblica la sua traduzione della sce- na di Ugolino (Inf. XXXIII). All'inizio degli anni Venti dell'Ottocento sulle pagine del famoso periodico letterario Figlio della Patria (1823, 1824, 1828) appaiono le prime traduzioni frammentarie della Commedia, opera di A. Norov. Al 1827 risale una prima prova di traduzione in terzine dantesche dei tre canti iniziali dell'Inferno data dallo stesso Katenin, il cui sforzo fu apprezzato con entusia- smo dai suoi colleghi di penna. La prima traduzione integrale della prima cantica fu eseguita in prosa dalla Kologrivova (con lo pseu- donimo F. Fan-Dim) nel 1842. Il professor Sevyrev recensо la tradu- zione con una stroncatura: egli dubitava che la traduttrice avesse letto il testo dantesco in originale. E aveva ragione, perchй in realtа si era avvalsa di una traduzione francese.

Man mano che s'allargava in Russia lo studio della lingua ita- liana e l'interesse per la letteratura italiana andava crescendo, le tra- duzioni della Commedia dantesca si facevano piщ numerose. La prima traduzione integrale, eseguita in terzine sull'originale italiano, appartiene a D. Min; nonostante il colorito spesso arcaizzante, l'o- pera, portata a termine negli anni Settanta dell'Ottocento, ebbe un successo durevole tra gli intellettuali. Seguirono altre traduzioni, fra le quali fu particolarmente apprezzata quella a opera di N. Golovanov e altri. Secondo le stime dello studioso sovietico V.T. Dancenko, Dante Alighieri и andato sempre piщ affermandosi in Russia: in due- centodieci anni, dal 1762 al 1972, sono state eseguite duemilacin- quecento traduzioni di Dante in russo con piщ di settanta traduttori coinvolti [5]. Nonostante il favore di questa o quella versione, una sola traduzione russa della Commedia (1939--1945), e solo questa, rimane fino ad ora insuperabile perchй, lo dico con cognizione di causa, и congeniale al testo dantesco nel rendere con mirabile arte linguistica l'affascinante “arrendevolezza” della lingua della Commedia; io alludo alla traduzione di Michail Lozinskij, poeta e massimo maestro-traduttore russo del Novecento. Nessuna prova ulte- riore, come ad esempio, l'esperimento del professore universitario

A. Il'usin (seconda meta del secolo scorso) di dare, in versi sillabici, una traduzione equilineare della Commedia, riusci a superare il largo respiro poetico e l'intrinseca bellezza artistica della traduzione di Lozinskij; l'oggettivita linguistica dell'opera dantesca, densa di risonanze storiche e psicologiche, non poteva esser resa con una co- erenza e un'essenzialita maggiori di questa.

Tornando al primo terzo dell'Ottocento, devo dire che mol- ti ricercatori stimavano che sia stato proprio il nostro grande poeta nazionale Alexandre Puskin ad introdurre realmente Dante in Russia. Le riflessioni su Dante e sulla sua opera, pervenuteci nella prosa puskiniana, sono echi di una conversazione da genio a genio. Puskin percepiva il disegno della Commedia nell'integrita dello svolgimento dinamico dell'intrinseca virtь immaginativa, dicendo che l'unitд ar- chitettonica dell'Inferno dantesco e, da se sola, frutto di alto genio. Il supremo coraggio e il coraggio dell'immaginazione, della creazione, nel quale un vastoprogetto e abbracciato dal pensiero artistico; tale e il coraggio di Shakespeare, di Dante, di Milton, di Goethe nel Faust. Ј stato gia notato che la lettura di Dante allontano poco a poco il nostro poeta dalla poesia francese del XVIII secolo. Milton e Dante non scrivevano per un benevolo sorriso del bel sesso, riteneva Puskin.

Ottimo disegnatore, Puskin abbozzo una volta su un foglio manoscritto la propria caricatura, di profilo, con in testa una corona d'alloro come si usava in quei tempi per rappresentare l'im- magine di Dante, e si firmo in italiano il gran Padre (cosi Puskin chiamava Dante, riprendendo un verso del sonetto dell'Alfieri: O grande Padre Alighieri se dal ciel miri...). Al pari di Byron, Puskin chiama il sommo poeta italiano severo.

La Commedia, Puskin la leggeva in originale, e fu, devo dirlo, un lettore particolarmente acuto. Faro un piccolo esempio. Molti letterati, fra cui lo stesso Puskin, nella loro produzione poetica e nella corrispondenza privata citavano celebri passi danteschi, ma solo Puskin percepi le peculiarita poetico-sintattiche del poema, in particolare il caratteristico uso dantesco dei pronomi relativi:

la quale e 'l quale, a voler dir lo vero,

fu stabilitaper lo loco santo

u' siede il successor del maggior Piero (Inf. II 22--24)3.

Questo uso si rivela come elemento del cosiddetto «linguag- gio segreto», adoperato dai futuri decabristi: Alla salute dei quali e della quale | beviamofino in fondo... | Invece questi quei tali fanno birichinate a Napoli, | quella tale appena vi ridesterд (1821)4, allu- dendo alla liberta politica. Il volumetto della Divina Commedia accompagna Puskin nel suo viaggio del 1829 attraverso il Caucaso. Ne cogliamo un'eco dalle righe di un frammento dello stesso pe- riodo: Suonano l'alba... : Dalle mie mani / scivola un decrepito Dante... / Un verso incominciato / Si placo non finito a fior di labbra Перевод мой. -- А.Л. Перевод мой. -- А.Л. Здесь и дальше это стихотворение Пушкина приводится в переводе Т. Ландольфи по изданию: Aleksandr Puskin. Poemi e liriche. Versioni, introdu- zione e note di Tommaso Landolfi. Torino: Einaudi, “NUE”, 1982. P. 443-444..

A parte gli appunti in prosa che si richiamavano ai motivi piь profondi della poesia dantesca, Puskin conversava con Dante nella sua stessa produzione poetica. Dallo studio dell'opera del nostro poeta ogni tanto emergono tracce dell'influenza di Dante. Penso al bellissimo scritto di Eridano Bazzarelli sulla poesia il Cavaliere povero del 1829 [6]. Pero io mi soffermero solo su due poesie, in terzine dantesche. La prima e un frammento del 1830 che ha come incipit Alprincipio della vita ricordo la scuola6. La congiuntura discorsiva del tessuto poetico di quella lirica e assolutamente dantesca; non si puo evitare la sensazione che l'inizio di questa poesia ricalchi l'incipit dantesco della Commedia (Vinizio del cammino / ilprincipio della vita) e l'accenno alla scuola nel XXXIII canto del Purgatorio. Dice il nostro poeta:

Al principio della vita ricordo la scuola;

Li noi, fanciulli spensierati, eravamo molti,

Disparata e turbolenta famiglia.

Subito dopo appare l'immagine di una donna Umile, poveramen- te vestita, / Ma d'aspetto solenne che esercitava rigorosa sorveglianza sulla scuola, sulla disparata e turbolenta famiglia di fanciulli spensierati:

Ricordo il velo della sua fronte

E gli occhi luminosi come cieli.

Ma io poco ponevo mente ai suoi discorsi.

Mi turbava la severa bellezza

Della sua fronte, delle labbra e degli sguardi tranquilli,

E i suoi detti pieni di santitд.

La maggior parte dei dantisti russi (fra quali M. Rosanov [7] di cui cito l'analisi) ritiene, e non a caso (visto che tutti gli istrutto- ri del liceo puskiniano erano uomini), che attraverso l'immagine di quella donna-istruttrice traspariscano tratti del suo prototipo poetico: di Beatrice, come appare dapprima nella Vita Nuova, al di sopra del mondo e delle passioni, e poi nella Commedia, come sim- bolo della suprema saggezza. L'immagine puskiniana ricorda l'ap- parizione di Beatrice nel XXX canto del Purgatorio:

vidi la donna chepria m'appario velata sotto l'angelica festa, drizzar li occhi ver me di qua dal rio.

Tutto che 'l vel che le scendea di testa, cerchiato de le fronde di Minerva, non la lasciasse parer manifesta, regalmente ne l'atto ancor proterva continьo come colui che dice

e 'l piщ caldoparlardietro reserva <...> (Purg. XXX 64--72).

Continua Puskin: Fuggendo i suoi consigli e rimbrotti, \ Io tra me interpretavo a rovescio \ Il chiaro senso dei veraci discorsi; leg- giamo nel Purgatorio di Dante:

Cost la madre al figlio par superba,

com'ellaparve a me; perchй d'amaro

sente il sapor de lapietade acerba (Purg. XXX 79--81).

Se lo sgomento e la paura di essersi ritrovato per una selva oscu- ra simboleggiano per il personaggio dantesco l'inizio della sua con- versione, il personaggio puskiniano spesso di soppiatto di propria vo- lontа se ne andava nello splendido buio d'un giardino straniero, dove gli era dolce fantasticare. Amava gli idoli, bianchi nell'ombra degli al- beri / E sui loro volti il suggello di immoti pensieri. Invece tutto cio che circondava il giovane personaggio, i marmorei compassi e le lire,/Le spade e i rotoli tra le marmoree mani, / Gli allori sulle teste, le porpore sulle spalle / Tutto induceva non so che dolce terrore / Nel mio cuore; e lacrime d'ispirazione, /Alla loro vista, mi spuntavano negli occhi.

И da notare il carattere profondamente simbolico della re- trospettiva dell'Io del personaggio puskiniano, immerso negli anni della sua giovinezza in cui due meravigliose creazioni -- le effigi di due demoni l'attraevano colla loro magica bellezza:

Uno (l'idolo di Delfo), giovane volto --

Era irato, pieno di spaventosa alterigia,

E spirava tutto forza ultraterrena.

L'altro di femminili fattezze, voluttuoso,

Dubbioso e fallace ideale --

Magico demone -- fallace, ma incantevole.

E leggiamo nel Purgatorio: e volse i passi suoi per via non vera, imagini di ben seguendo false,

che nullapromession rendono intera (Purg. XXX 130--132).

La metafora dantesca delle imaginifalse del bene viene ripen- sata dal nostro poeta nel senso dell'ingannevole bellezza (via non vera), della falsita dell'idolatrica ispirazione poetica:

..Malinconia e indolenza

Mi legavano -- invano ero giovane, conclude il poeta, ..Ancora gli idoli del giardino mi gettavano la loro ombra sull'anima.

La suprema saggezza del poeta, la sua predestinazione, la verace via, e esposta nel suoIlProfeta, del 1826, in cui la voce di Dio invoca:

empiti ormai dei Miei Dettami e, in terre e mari dando volta,

Brucia col Verbo i cuori umani [8].

Devo dire che Puskin, lettore attento e penetrante della Commedia, smenti il suo carattere mistico-religioso, intuendo per primo che Dante era un grande mistificatore. Negli anni Trenta dell'Ottocento il nostro poeta si opponeva gia, serviamoci delle parole di Mandel'stam, alla diffusione pomposa di un culto ignorante della mistica dantesca, privo, come il concetto stesso di misti- ca, di qualsiasi contenuto concreto [9, p. 63].

Con l'ironia a lui particolare, Puskin scrive un altro breve frammento (1832) in cui, scherzo del suo genio, da l'imitazione contenutistica, stilistica e prosodica del diciassettesimo canto dell'Inferno, dedicato agli usurai; cosi il Dante puskiniano dice:

I

Proseguimmo, e da paura fuipreso.

Un diavoletto sugli zoccoli si era messo girando un usuriere al fuoco infernale.

Nel truogolo fumante `l caldo grasso gocciolava, schiantavasi al fuoco l'usuriere fritto.

Diss'io “Spiegami, cos'e ch'occulta questapunizione?”

Virgilio rispose “Figliol mio, codesta punizione e di gran senso. La sola concussione egli ebbe d'obiettivo, de' suoi debitor succhiava `l grasso il malvagio vecchio, senzapieta girava lor al mondo vostro”.

E quivi `lpeccatore fritto mise un lungo strillo

“Che ora affogass'io nel Lete freddo,

ch'unapioggia invernale rinfrescasse la pelle mia!

Per cento `l cento incredibilmente ripagare debbo”.

Esplose egli rumorosamente, e io abbassai lo sguardo.

E percepii (sorpresa grande!) l'odor malo ch'emette un ovo barlaccio quando cade

0 quando per la peste si fa la zolfatura.

Turandomi il naso io voltai le spalle...

II

Allora vidi uno sciame nero di demoni

che da lontan e simil a `na caterva di formiche,

e i diavoli si divertivano d'un maledetto giuoco.

Toccava col su' apice la volta infernale un monte vitreo (da Ararat) apicco e si stendeva sull'oscura valle.

1 diavoli infuocando unapall' di ghisa mandaronla in giu. coll' loro unghiepuzzolenti.

Salto la palla ed il monte liscio

si screpolo a stelle aspre e sonanti.

Allor `l groviglio impaziente di demoni aprender preda si lanciaronoparlando male e afferaron sotto braccia una moglie co' sorella sua, le denudarono e giu. le spinsero gridando.

E tutt'e du' ci si precipitarono sedute...

Capii la disperazione d'esse dalle urla disumane, il vetro le taglio i loro corpi penetrando.

E i diavoli saltavato avendo una grande gioia.

Guardavo da lontan turbato di vergogna Первый перевод этого стихотворения Пушкина; выполнен Дмитри ем Лободановым..

A chi e straniero risulta difficile penetrate l'ultimo segreto di un verso in una lingpa che non e la sua [9, p. 81]. Nel ricostruire lo stile dan- tesco, Puskin seppe a tal punto cogliere alcuni tratti caratteristici del testo originale che quello rinasceva in parole straniere come se suonas- se nella sua lingua madre. Era il proteismo di cui parlava con ammira- zione Dostoevskij, il proteismo che permetteva al poeta russo di trarre mirabili suggestioni di spirito e di forma da autori di altre lingue.

Puskin ha deviato l'ispirazione dantesca della poesia russa a lui successiva dalle vie del misticismo, avviandola verso la consapevolezza e l'affermazione del fatto di esser poeta. Cos! il celebre poeta russo del secolo d'argento (l'epoca della grandiosa fioritura della poesia russa nei primi decenni del Novecento) Alexandre Blok (1880--1921), simil- mente all'introspezione poetica puskiniana, sente che l'anima di ogni artista e piena di demoni; tanto piu sono orribili quanto piu sono am- malianti e belli. Mi sentivo smarrito per una selva del mio proprio pas- sato, scrive il poeta, fino al momento in cui mi ricordai il procedimento artistico scelto da Dante nello scrivere la Vita Nuova. Essere al di sopra del mondo e delle passioni, nell'atmosfera infernale del vampirismo dei nostri tempi che costringe il poeta alla tragica solitudine, и il tema dominante che Blok, imitando la metrica dantesca, provo a esprimere nel Canto dell'Inferno (1908): Io sol uno.., la verace via abbandonai... dice. Nel suo Canto il nostro poeta cercava di rendere la situazione esi- stenziale del poeta, propria anche di Dante. Aprendo la sua poesia con il primo verso del secondo canto dantesco: Lo giorno se n'andava su quelle sfere della terra | dove cercavo vie e giorni piщ brevi, | li dove l'aere и bruno, Blok avvicina il suo essere poeta al destino del poeta fiorenti- no. Ponendo l'accento, ripeto, sulla loro tragica solitudine tra gli altri esseri, Blok porta questa sua sensazione a una sintesi valida nei secoli: cosi anche dopo la morte Dante rimane per il nostro poeta solo tra tutti nell''assonnata eternitа: Sol nelle notti, china sulle valle, \ enumerando i secoli futuri, | l'ombra di Dante dal profilo d'aquila | per me cantando vien la Vita Nova, dice Blok nella sua poesia, intitolata Ravenna.

I vari periodi della cultura russa concepivano e interpretavano diversamente il sommo poeta italiano e il suo divino poema: il Settecento, aspirando soprattutto a propagare fra gli strati intellettuali rus- si le realizzazioni spirituali della cultura europea, fra cui la Commedia, allargava gli orizzonti della vita letteraria in Russia; l'Ottocento intro- duceva largamente le figure poetiche del testo dantesco nella prassi degli scrittori russi; il Novecento invece rese Dante partecipe dei de- stini per lo piщ tragici della patria, leggendo nei versi della Commedia e nelle peripezie della vita di Dante il destino comune di tutti i poeti.

Anche questo tema era nato nella cerchia poetica puskiniana. Prigioniero della fortezza di Dinaburgo, per aver partecipato all'in- surrezione contro il potere zarista del 1825, il letterato Villghelm Kju- chel'beker, compagno di studi di Puskin, meditava nel carcere un suo poema Davide, ispirato in parte da Dante: e piщ e men che re era in quel caso (Purg. X 66). Cosi il poema и stato connesso al nome dell'esule fio- rentino: Non dalla mirabile forza del talento / dalla sfortuna sono pari a te, scrive il poeta russo8. Le terzine dantesche trovano parecchi echi nel poema di Kjuchel'beker, fra cui il passo dell'Inferno XXI 55--57:

Non altrimenti i cuoci a' lor vassalli fannno attuffare in mezzo la caldaia la carne con li uncin, perchй non galli.

Un Dante ripensato nelle sue tragiche vicende biografiche 8 Перевод мой. -- А.Л.

come nostro contemporaneo appare nella poesia russa del XX secolo nella produzione della grande poetessa nazionale di alto stile classi- co Anna Achmatova (1889--1966). Gli inizi della sua carriera poetica negli anni `10-`20 le valsero una clamorosa fama, poi l'epoca stalinia- na le impose il silenzio; bandita di fatto dalle pubblicazioni la scrit- trice conosce la crudelta dell'ingratitudine, dell'indifferenza, e vive la solitudine con angoscia. Nel 1936 l'Achmatova scrive una poesia inti- tolata Dante che rispecchia l'affinita dei destini dei due poeti:

Neppure dopo morto ritorno nella sua vecchia Firenze.

Partendo non si volse indietro, ed io a lui canto questo canto.

Fiaccole, notte, ultimo abbraccio,

oltre la soglia, selvaggio il grido del destino.

Le scaglio dall'inferno il suo anatema, non lapote scordare inparadiso.

Ma scalzo, inpanni da penitente e cero acceso, non passo mai per la sua Firenze agognata, perfida, vile, attesa cost a lungo...9

Leggo Dante da tutta la vita, confesso l'Achmatova in un col- loquio del 1939 con un critico letterario molto vicino al poeta [10]. Puskin, la Bibbia, Dante e Shakespeare, le sue letture preferite, erano i suoi interlocutori costanti. Gli altri libri, dopo poco tempo che liaveva, sparivano, riporta il famoso scrittore russo Kornej Cukovskij [11].

Achmatova condivideva la sua passione per la lettura di Dante con un altro grande poeta, molto sensibile alla parola, Osip Man- del'stam; ambedue imparavano le terzine dantesche in italiano e le citavano a memoria a grandi pezzi. Nel 1933, durante una sua visita a Leningrado, Achmatova lesse a Mandel'stam qualche riga dal XXX canto del Purgatorio, l'apparizione di Beatrice. Osip si mise a piange- re, riporta l'Achmatova. Io ebbi paura: “Cosa succede?” -- “Nulla. Solo questeparole, lette dalla Sua voce” (Achmatova possedeva una voce espressiva di sonorita molto bassa, quasi un contralto).

LAchmatova sentiva molto sua l'ispirazione poetica dantesca, protestando nella poesia del 1924 La Musa l'unita della loro fonte:

Quando la notte attendo il suo arrivo, la vita sembra sia appesa a un filo.

Che cosa sono onori, libertд, giovinezza Привожу по изданию: Anna Achmatova. La corsa del tempo. Liriche e poemi / a cura di Michele Colucci. Torino: Einaudi, 1992. P. 131.

di fronte all'ospite dolce

col flauto nella mano? Ed ecco и entrata.

Levato il velo, mi guarda attentamente.

Le chiedo: «Dettasti a Dante tu

le pagine dell'Inferno?»Risponde: «Io» [12, p. 117].

Le ultime quattro righe di questa poesia incarnando l'imma- gine del poeta che scrive fedelmente sotto dettatura della musa ispiratrice, vengono chiaramente associate dalla Achmatova con il celebre passo del Purgatorio dantesco, dove Dante, definendo il suo stil novo, la vera novitа delle sue rime (fore / trasse le nove rime, Purg. XXIV 49--50), nel dialogo con Bonagiunta, poeta lucchese della ge- nerazione precedente, dice:

...l'mi son un che, quando

Amor mi spira, noto, e a quel modo

ch'e' ditta dentro vo significando (Purg. XXIV, 52--54).

«...La Musa, l'ospite dolce col flauto nella mano, unisce tutti i poeti, toccandoli nell'intimitа del cuore e facendoli propri sacerdo- ti» [13, p. 6]. Allo stesso modo, come trasmissione della divina vo- lontа musaica interpretava il lavoro di Dante Mandel'stam: Il segreto della capienza di Dante sta nel fatto che egli, di suo, non mette una parola che sia una <...>. Egli scrive sotto dettatura; и uno che trascri- ve, che traduce [9, p. 109].

Dante incrociava non solo le pagine della lirica achmatovia- na, caratterizzata da profonda introspezione psicologica, ma appa- riva pure nei suoi epigrammi di respiro ironico, per esempio in uno del 1958 in cui l'Achmatova, appropriandosi di tutta la varietа dei destini femminili, si lamenta della duplicitа del fatto di essere poeta:

Poteva Beatrice creare come Dante, o Laura cantare il fuoco dell'amore?

10 ho insegnato alle donne a parlare...

mioDio, ma come obbligarle a tacere? [12, p. 257]

11 Dante achmatoviano, riassumeva il critico letterario R. Chlo- dovskij, si и rivelato, magari, ilpiщ autentico Dante della poesia del XX secolo, perchй come l'autore dell'immortale Commedia, il suo Dante veniva a contatto non solo con le belle lettere, ma soprattut- to con il Creatore, con la Patria, con ilpopolo [14, p. 145]. Parlando davanti ad un grande uditorio, riunitosi nel 1965 al teatro Bolchoп per festeggiare il settecentesimo anniversario della nascita di Dante, l'Achmatova confesso: Sono felice di attestare in questo giorno solenne che tutta la mia vita cosciente и trascorsa nello splendore di quel

grande nome <.. .> Tutte le mie nozioni sull'arte sono raccolte nelle li- riche, consacrate dallo stessogrande nome [14, p. 147].

Una volta Achmatova consiglio ad un critico teatrale di sua conoscenza, V. Vilenkin, di leggere senz'altro, prima ancora dell'ap- parizione dell'edizione integrale, gli appunti di Mandel'stam su Dante. Lo si ppuo conoscere solo tutto insieme, senza semplificazioni, diceva l'Achmatova [14, p. 139].

La Conversazione su Dante di Osip Mandel'stam (1891--1938) non и una pagina di critica letteraria, ma un commovente omaggio di un poeta all'altro, un dialogo da poeta a poeta, un grido acerbo che si fa sentire sin dall'epigrafe: Cost gridai colla faccia levata (Inf. XVI 76), l'epigrafe che ci rende visibile la maniera dello stesso Mandel'stam di discutere o di leggere versi, piщ volte attestata dai suoi contemporanei.

Se le sale dell'Ermitage all'improvviso dessero fuori di matto, scrive Mandel'stam, se i quadri di tutte le scuole e di tutti i grandi pittori all'improvviso si staccassero dai chiodi, penetrassero l'uno nell'altro, si mischiassero fra loro e riempissero di urla futuriste e di una furiosa eccitazione cromatica l'aria che odora di chiuso, ne deriverebbe qualcosa di simile alla Commedia dantesca [9, p. 118].

Il tema dominante della Conversazione и il discorso poetico come processo incrociato che il nostro poeta collega con l'armo- nia musicale come asse del tempo storico. Congiungendo l'incon- giungibile Dante ha modificato la struttura del tempo storico, ed и successo, forse, anche il contrario: egli и stato costretto a gettarsi sulla glossolalia dei fatti, sul sincronismo di avvenimenti, nomi e tradizioni lacerati dai secoli, proprio perchй sentiva i sovratoni, le armoniche del tempo, scrive Mandel'stam [9, p. 115]. Sono indizi dell'immobilitа del tempo storico, non solo gli sferici corpi indagati dagli astronomi, ma tutte le cose e le figure... [9, p. 116]. E anche la metafora dantesca viene collegata da Mandel'stam con la nozione del tempo: A una domanda diretta... su cosa sia la metafora dantesca, risponderei che non lo so, perchй della metafora иpossibile dare solo una definizione metaforica.. .A me sembra pero che in Dante la metafora designi l'immobilitа del tempo storico [9, p. 116].

Le idee esposte da Mandel'stam nella Conversazione su Dante si avverarono affini agli echi e risonanze che la Commedia suscito presso i filosofi russi. Cosо Mandel'stam, partendo dall'analisi della congiuntura discorsiva del testo dantesco, scopre in Dante le basi filosofiche delle teorie moderne sull'interazione nello spazio del suono e della luce. И magnifica, in Dante, scrive Mandel'stam, la “ri- flessologia del discorso” -- questa scienza ancor tutta da inventare, che ha per oggetto l'azione psicofisiologica spontanea della parola sugli interlocutori, sulle persone che stanno intorno ed anche su colui che parla, come pure sui mezzi che egli usa per trasmettere lo slancio di cui investe l'atto di parlare, e cioи per far conoscere con un segnale luminoso il repentino desiderio di esprimersi. Qui Dante si avvicina piщ che mai alla teoria ondulatoria del suono e della luce, stabilisce la loro affinitа [9, p. 106--107]. Qui il poeta fa eco ad un grande pensatore della prima metа del secolo scorso, il teologo Pavel Florenskij, che considerava il poeta fiorentino il predecessore delle opinioni contemporanee sulla natura dello spazio e della luce.

Citero il nome di un altro poeta russo il quale nella sua lirica in- titolataAl sepolcro di Dante, fece parlare Dante stesso con grande forza di immedesimazione. Nicolaп Zabolozkij (1903--1958) visito l'Italia nel 1957 insieme a un gruppo di poeti sovietici invitati da scrittori ita- liani, fra i quali C. Levi, D. Ungaretti, A.M. Ripellino, V. Strada ed altri, a scambiare opinioni e a conoscere meglio le esperienze letterario-arti- stiche e le vie di sviluppo di queste due grandi letterature europee. Nel corso del loro viaggio italiano gli scrittori sovietici non poterono far a meno di visitare Ravenna per deporre una corona al sepolcro del som- mo poeta italiano. La cerimonia diede molte emozioni al nostro poeta.

Ripensando all'epitaffio latino inciso sul marmo tombale, Zabolozkij l'ha associata alla sua via crucis nel tempo delle repres- sioni del dopoguerra di cui era stato vittima. Dante, immagina il nostro, espulso dalla terra natale, restando sempre fedele alla sua amata patria e non trovando pace nemmeno a Ravenna, ci pone una domanda straziante sul destino dei poeti tormentati in vita e venerati dopo la loro fine: Perchй dunque, tristezza mia, Toscana, | baci la mia bocca derelitta?

Questo breve pezzo, presentato come discorso diretto di Dante, in forma di immaginario monologo, riveste un'importanza extratemporale: questa lirica riempie il poeta di disperazione in- tensa, causata dalla spietatezza dello scorrere della storia sia nell'e- poca di Dante, sia nella nostra: Campanaro, suona le campane! | [Non dimenticare che] Il mondo и avvolto di sanguigna schiuma!

Per concludere diro con Mandel'stam che noi diventiamo totalmente ciechi non appena ci vengono sbattute in faccia le porte del futuro [9, p. 81]. И impensabile, scrive il poeta, leggere i canti di Dante senza rivolgersi al presente. И per questo che essi sono stati creati. Sono armati per percepire il futuro. Ed esigono un commento in Futurum [9, p. 80]. Dante и antimodernista, aggiunge Mandel'stam. La sua contemporaneitа и inesauribile, incalcolabile e inestinguibile.

L'ispirazione poetica dantesca nella poesia russa si traduce nel concepire il poeta come colui che coglie tutto il mondo, tutto cio che и nei cieli come in terra, con una capacitа di comprensione unica e irripetibile; e tuttavia ilpoeta non tiene solo per sй questa esclusiva capacitа di comprensione, ma la restituisce a tutti; La terra tutta и stata suo appannaggio, | Ed egli l'ha divisa con tutti, dice del poeta l'Achmatova [13, p. 8]. Il mondo restituitoci dal sommo poeta italiano non solo ci riempie di ammirazione; esso suscita risonan- ze ben piщ complesse, chiamate ad aiutarci anche a ritrovare una nuova sensibilitа di chiaroveggenza.

Список литературы

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